Home » Sindrome dell’intestino irritabile: cos’è e come curarla

Ibs sta per Irritable Bower Syndrome ovvero Sindrome dell’intestino irritabile, oggi molto frequente, caratterizzata da alterazioni funzionali dell’intestino senza lesioni specifiche. È una sindrome benigna, ma che influenza negativamente la qualità della vita.

Colpisce in un’età media tra i 20-40 anni e i pazienti riferiscono una sintomatologia molto varia con aumento della sensibilità intestinale e disturbi dell’alvo con diarrea o stipsi; non sono presenti sintomi sistemici come febbre ma ci sono spesso sintomi extra intestinali come disturbi ginecologici o della minzione.

Come riconoscere la Sindrome dell’intestino irritabile?

Esistono 3 forme di IBS:

  • Prevalente stipsi con dolore addominale cronico: numero di evacuazioni inferiore a 3 volte a settimana, feci dure o caprine, evacuazione dolorosa o incompleta;
  • Prevalente diarrea senza dolore: con diarrea non notturna, scariche giornaliere maggiori di 3 e feci molli;
  • Alternanza di stipsi e diarrea.

Fisiopatologia: alla base abbiamo disturbi della motilità intestinale a causa dell’incapacità di contrarsi e rilasciarsi in maniera coordinata, si possono avere contrazioni molto forti e lunghe in grado di spingere il cibo nell’intestino velocemente causando gas e diarrea, oppure in altri casi possiamo avere un transito intestinale molto più lento con conseguente insorgenza di Stipsi.

L’eziologia dell’IBS è ancora sconosciuta anche se alla base si pensa ci possano essere fattori genetici che predispongono  a tale problematica. È noto che gli stress emotivi alterano la motilità intestinale andando a riacutizzare il disturbo ma non ci sono studi che accertano che lo stress possa essere la causa della sindrome dell’intestino irritabile. Anche lo stile di vita incide sulla problematica, il vizio del fumo o il consumo di alcool ne possono peggiorare i sintomi.

Quale alimentazione scegliere?

L’alimentazione è tra i fattori più importanti sia nell’insorgenza che nella cura in quanto pazienti spesso presentano intolleranza ai cereali, ai prodotti caseari, al cioccolato, al caffè, al tè o agli agrumi anche se non ci sono studi che presentano correlazioni dirette tra questi cibi detti e la Sindrome del colon irritabile.

La diagnosi della sindrome dell’intestino irritabile avviene attraverso una classificazione conosciuta come i Criteri di Roma III (2006) i quali definiscono la presenza di tale problematica se c’è dolore o fastidio addominale ricorrente per almeno 3 giorni al mese negli ultimi 3 mesi in associazione a 2 o più sintomi:

  • miglioramento dell’evacuazione;
  • inizio associato con una modifica della frequenza di evacuazione;
  • modifica dell’aspetto delle feci.

Non è da escludere che i pazienti non presentino questi sintomi e in tal caso il medico dovrà basarsi sull’anamnesi del paziente, sulla familiarità con i disturbi gastrointestinali, sulla presenza di sintomi come mal di testa, mal di schiena disturbi urinari. La risoluzione del problema viene fatta intervenendo con cure mediche sul sintomo ma non essendo risolutiva come scelta deve essere correlato tutto questo ad una terapia alimentare in quanto molti di questi sintomi dell’IBS sono in relazione temporale con l’assunzione di alcuni alimenti. Particolare attenzione dovrebbe essere posta nella valutazione del contenuto calorico degli alimenti, dell’assunzione di grassi, della qualità e quantità degli alimenti contenenti lattosio, sorbitolo, fruttosio e, infine, nella valutazione dell’introito di liquidi e di fibre.

L’eliminazione degli alimenti produttori di gas intestinali può ridurne la produzione e, in alcuni casi, portare a un miglioramento della sintomatologia.

Abbiamo alimenti con potenziale flautogeno debole:

  • Pesce, carne, alcune verdure (lattuga cetrioli, broccoli cavolfiore, pomodori, asparagi, zucchine) frutta (melone, uva) carboidrati (riso, cracker integrali);

Potenziale flautogeno medio:

  • Dolci, patate, agrumi, melanzane;

Potenziale flautogeno forte:

  • Latte e derivati, alcune verdure (cipolle, sedano, carote, cavoletti di Bruxelles), legumi, frutta (uva, banana, albicocche e succo di prugne);

Pazienti con IBS a prevalente presenza di stipsi traggono beneficio dall’assunzione di fibra, la cui quantità va aumentata gradatamente. Le fibre idrosolubili trattenendo acqua e formando materiale viscoso rendono le feci più morbide, lubrificate, voluminose ed inducono un aumento della flora batterica deputata alla loro fermentazione, che ne incrementa indirettamente il volume. L’aumento del consumo di verdura e frutta rappresenta il primo intervento, facendo attenzione affinché il paziente consumi, contemporaneamente, un adeguato introito di liquidi.

Quali integratori utilizzare contro la Sindrome dell’intestino irritabile?

Un ruolo molto importante nell’IBS lo svolge il microbiota che ha una forte influenza proprio sulla motilità intestinale che, come abbiamo visto, è alterata proprio nella sindrome dell’intestino irritabile e per tale motivo stati di disbiosi intestinale possono essere la causa di tale sindrome.

In tal caso si consiglia l’assunzione di integratori di probiotici e prebiotici come:

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TN Pharma Entero-Fort: integratore alimentare con prebiotici, per l’equilibrio della flora intestinale. Vegan OK, senza Glutine e senza Lattosio. L’uso di Entero-Fort, integratore flora intestinale, è indicato per la prevenzione e la cura della diarrea quando sono in atto terapie antibiotiche, per il trattamento della diarrea in adulti e bambini, per le diarree acute associate al Clostridium difficile, per le diarree croniche in pazienti con infezione da HIV.

1 Bustina a colazione a stomaco vuoto.

 

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Dott. Alessandro Sacconi

Con profonde conoscenze nel campo della nutrizione alimentare, il Dott. Alessandro Sacconi segue numerosi pazienti trattando diverse patologie e disturbi alimentari.