Home » Coenzima Q10, una preziosa molecola

Il nome coenzima Q10 deriva dalla sua struttura chimica, un anello benzochinone con una catena laterale composta da 10 unità di isoprene. Questo composto è onnipresente in natura, per questo motivo è anche noto come ubichinone (o ubiquinone). Il coenzima Q10 esiste in tre stati di ossidazione: la forma di ubichinolo completamente ridotta (CoQ10H2), l’intermedio semichinone radicale (CoQ10H) e la forma di ubichinone completamente ossidata (CoQ10).

Quali sono le funzioni del Coenzima Q10?

Nella sua forma ridotta, l’ubichinolo, è un potente antiossidante lipofilo e può riciclare e rigenerare altri antiossidanti nelle cellule di tutto l’organismo. Sono state descritte numerose altre funzioni del CoQ10, come segnalazione cellulare, regolazione dell’espressione genica e stabilizzazione della membrana cellulare. Il CoQ10 è presente in tutti i tessuti in quantità variabili, con concentrazioni più elevate nei tessuti con elevato fabbisogno energetico o attività metabolica, come cuore, reni, fegato e muscoli.

In questi tessuti, il CoQ10 si trova principalmente come ubichinolo ed è concentrato principalmente nei mitocondri, dove gioca un ruolo chiave nella funzionalità mitocondriale. I mitocondri sono la centrale energetica della cellula, cioè quegli organelli in cui avviene la maggior parte della produzione energetica cellulare. Avere mitocondri “in salute” significa produrre energia in maniera efficiente e sostenere le funzioni di tutti gli organi del corpo umano.

L’invecchiamento rallenta la funzionalità mitocondriale, compromettendo il metabolismo e l’efficienza cellulare stessa. Questo deve farci capire che per vivere in salute è molto importante tenere i mitocondri in salute.

Sebbene il CoQ10 sia presente e sia sintetizzato in tutti i tessuti, la biosintesi endogena tende a diminuire con l’età. Inoltre il CoQ10 può essere compromesso in molti stati fisiopatologici o di eccessivo stress ossidativo.

Tra le tante proprietà del CoQ10, ci concentriamo sulle più importanti: attività bioenergetica e antiossidante nella cellula. Possiamo dire quindi che sia piuttosto coinvolto nella produzione di energia, nella prevenzione del danno perossidativo ai fosfolipidi di membrana e nell’ostacolare l’ossidazione indotta dai radicali liberi.

Queste proprietà lo rendono molto utile come integratore alimentare per migliorare la bioenergetica cellulare e per combattere alcune patologie legate all’età.  Possiamo inoltre affermare che quasi tutti gli individui potrebbero aver giovamento dall’integrazione con CoQ10.

Il suo ruolo chiave nella produzione di ATP nella cellula lo rende un perfetto alleato per le performance sportive. Non solo, gli allenamenti molto intensi mettono a dura prova l’organismo, inducendo un forte stress ossidativo e ponendo l’organismo in uno stato infiammatorio. In queste condizioni è facile depauperare rapidamente il CoQ10 cellulare, pertanto una sua integrazione potrebbe essere utile per tutti gli atleti.

Allo stesso modo, la vita frenetica e stressante, la carenza di sonno e il danno ossidativo che accompagna i processi di invecchiamento, sono tutti fattori che “consumano” grandi quantità di CoQ10.

In tal modo la cellula diventa sempre meno efficiente nella produzione energetica e rallenta il suo ritmo metabolico in generale. Anche in questo caso il coenzima Q10, grazie alle sue proprietà, sostiene i meccanismi antiossidanti, contrastando l’invecchiamento cellulare.

Molti studi in letteratura hanno confermato che l’integrazione con CoQ10 può essere utile nel contrastare danni tissutali derivanti dall’invecchiamento o da alcune patologie. Ad esempio, alcuni studi confermano come l’integrazione con CoQ10 abbia effetti “cardio-protettivi” poiché sostiene la funzionalità e la produzione energetica delle cellule del miocardio.

Lo stesso si può dire per tutti gli organi del corpo umano in cui il coenzima Q10 è presente in abbondanza (cuore, reni, fegato, muscoli). Nelle patologie neuro degenerative, nelle patologie autoimmuni e negli stati infiammatori cronici tipici di alcune patologie, il CoQ10 viene spesso “consumato” rapidamente oppure viene rallentata la sua biosintesi. Anche in questo caso l’integrazione con CoQ10 si è dimostrata promettente.

Come si può integrare il Coenzima Q10?

Il CoQ10 viene assorbito nell’intestino tenue, aiutato dalle secrezioni del pancreas e della bile. Dopo l’assorbimento, il CoQ10 viene ridotto a ubichinolo e trasportato al fegato, dove viene incorporato in particelle di lipoproteine ​​a bassissima densità (VLDL e LDL) e rilasciato in circolo.

Purtroppo, la biodisponibilità del CoQ10 ingerito per via orale è generalmente scarsa, per questo il suo utilizzo come integratore deve utilizzare delle “strategie” mirate a renderlo decisamente più biodisponibile.

Il team di ricerca e sviluppo Tsunami Nutrition ha creato il Phyto-Q10, un integratore di coenzima Q10 che, grazie alla tecnologia Phytosome, riesce ad essere altamente biodisponibile. Questa tecnologia consiste nel racchiudere il CoQ10 in piccole membrane lipidiche di LECITINA. La lecitina consente di “proteggere” e oltrepassare i primi processi degradativi e digestivi nell’intestino, consentendo al CoQ10 di passare intatto dapprima nel sistema linfatico e poi nel torrente ematico, mantenendo una elevatissima biodisponibilità.

Ma non è tutto, per la formulazione del Phyto-Q10 è stato utilizzato un principio attivo di altissima qualità, l’UBIQUISOME. Gli studi clinici hanno confermato che UBIQUISOME contiene in forma standardizzata il 18-22% di coenzima Q10 e che questo è in grado di raggiungere intatto il torrente ematico e quindi gli organi e i muscoli.

Con una sola capsula al giorno, Phyto-Q10 consente di integrare 80mg di Coenzima Q10, la quantità ideale per sostenere la produzione energetica cellulare, combattere il danno ossidativo da invecchiamento e da stress.

Poiché si tratta di una molecola liposolubile, si consiglia di assumerla in associazione a un pasto contenente lipidi per massimizzarne l’assimilazione.

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Dott. Antonio Milocco

Biologo nutrizionista, il Dott. Antonio Milocco è focalizzato sulla ricerca nelle scienze dell’alimentazione grazie ad una collaborazione con l’Università di Sassari.